Come disinnescare le esplosioni di rabbia in modo semplice ed efficace.
Questo argomento è tratto dal mio ultimo libro "Tu sei emozione. Intelligenza emotiva ed empatia. Viaggio nella conoscenza di se' e delle proprie emozioni per genitori e bambini."
Avete presente tutti quei momenti con i vostri figli in cui sentite che sta per esplodere una bomba, quando avvertite forte il rischio di sfociare verso una vera e propria tempesta emotiva, fatta di litigi, urla e magari anche punizioni?
Quando i vostri figli litigano tra loro, quando il bambino piccolo combina un guaio grosso in casa, quando vostro figlio adolescente fa qualcosa di grave a scuola o fuori casa, magari infrangendo anche la legge, insomma qualcosa che fa davvero arrabbiare e vi accorgete che tutte le punizioni, le regole, la fermezza non sono sono serviti a nulla.
In realtà ciò accade perché non abbiamo una buona conoscenza di come funziona la nostra mente e la mente dei bambini.
Se non abbiamo idea di quello che sta succedendo dentro i bambini, i nostri figli adolescenti e dentro di noi si rischia di rispondere come si è sempre fatto in passato, magari così come si comportavano i nostri genitori con noi, ripetendo degli schemi senza nemmeno accorgercene, per poi farci caso solamente dopo quando recuperiamo la lucidità.
Non sono i bambini ad essere “capricciosi”, infantili, sfidanti, oppositivi. Non sono i nostri figli adolescenti a non saper ascoltare, ad essere testardi o ribelli. Queste sono tutte idee che nascono dall’influenza di una vecchia pedagogia.
Come sapete, quello di cui vi parlo sempre, invece, è un approccio alla disciplina fondato sugli studi scientifici della neuro-psicologia che negli anni si è dimostrata un’alternativa efficace alle disciplina basata sull'imposizione delle regole e al cercare di farle rispettare a tutti i costi.
Un'educazione, cioè, fondata sulla conoscenza di se stessi e dei nostri figli, dei meccanismi che si innescano nelle relazioni e delle tecniche più efficaci di comunicazione.
La prima cosa da sapere, in parole molto semplici, è che il cervello è diviso in due zone: le parti basse del cervello, quindi quelle più interne, che si sono sviluppate molto prima e che abbiamo in comune con gli animali, il cervello più istintivo che è collegato alle emozioni; poi c'è una parte alta, la corteccia celebrale che si occupa di riprodurre delle reazioni, dei comportamenti che sono più controllati, più consapevoli perché gestiti dalla razionalità.
Il cervello emotivo e il cervello razionale complessivamente completano il loro sviluppo intorno ai 25 anni. Fino ad allora hanno bisogno di allenarsi, esercitarsi, di sbagliare e riprovare, di buoni esempi. In particolare, come abbiamo già detto tante volte, il cervello razionale inizia a svilupparsi intorno ai 7/9 anni. Quindi prima di allora i bambini sono governati dal cervello emotivo, cioè dalle emozioni e non dalla logica. Quindi non sono "capricciosi", sono semplicemente ciò che possono essere alla loro età. Fanno ciò che conoscono, ciò che sanno fare in base alle competenze che hanno in quel momento.
Quindi, prima di dare la colpa ai nostri figli, al loro carattere, al loro essere “capricciosi o viziati”, è importante sapere che siamo noi che possiamo aiutarli a sviluppare le competenze necessarie per gestire le crisi emotive. È importante essere consapevoli che ci sono delle cose che possiamo cambiare nei nostri comportamenti e nel nostro modo di comunicare con loro perché noi siamo più maturi e psicologicamente più sviluppati e abbiamo maggiori strumenti a disposizione. Si tratta solo di tappe evolutive.
Nel momento in cui educhiamo i nostri figli pensando che sia giusto che prendiamo noi le decisioni al loro posto, decidendo noi quando punirli e perché, decidendo sempre noi ciò che è giusto o sbagliato, o usiamo uno stile autoritario, ci relazioniamo a loro con rabbia e prepotenza, abbiamo scatti di ira, urliamo, i bambini non riusciranno a sviluppare bene le loro competenze emotive perché concentreranno la loro attenzione non su CIO' che diciamo ma su COME lo diciamo e interiorizzeranno gli stessi schemi che noi mostriamo loro. Impareranno da noi ad avere scatti di ira, ad urlare, a relazionarsi con prepotenza e a non ascoltare. Il messaggio che noi vogliamo davvero comunicare non arriverà loro, quindi faranno fatica a capire cosa è successo, a capire dove hanno sbagliato, a capire cosa provano le altre persone, a capire loro stessi, che cosa stanno provando, a valutare le varie situazioni e ad apprendere un modo efficace di comunicare e relazionarsi.
Se invece riusciamo ad allenare le loro competenze emotive, lavorando sul nostro autocontrollo (vedi il mio podcast sugli scatti di ira dei genitori su Spotify: Gli scatti di rabbia dei genitori oppure puoi approfondire sul mio blog Come funziona la mente di un genitore?), chiamando le emozioni per nome ogni volta che arrivano, riconoscendo come agiscono sulle relazioni e su di noi, suggerendo delle strategie funzionali efficaci per tirarle fuori senza ferire gli altri, senza urlare, tirare oggetti o colpire le persone favoriremo il loro sviluppo psicologico e trasformeremo i momenti più difficili in occasioni per crescere e migliorare. (Se vuoi sapere come gestire le tempeste emozionali dei bambini e come trovare strategie funzionali efficaci puoi leggere i miei articoli qui: Bambini "ribelli" o ascoltare i miei podcast qui Gestire la rabbia dei bambini in 5 passi)
Non dimentichiamo mai che dobbiamo lavorare immaginando già l'adulto che vorremmo diventassero.
Elena Formisano Pedagogista
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