I TERRIBILI DUE ANNI

I terribili due anni! 

Sicuramente avrete sentito almeno una volta questa espressione. L’avrete letta su una rivista specializzata. Ve l’avrà detto probabilmente vostra cognata, la vostra migliore amica, una mamma al nido o, ancora peggio, l’educatrice di vostro figlio. Avrete sentito parlare di una fase oppositiva, durissima da superare. Un anno tremendo in cui vostro figlio si trasformerà in un piccolo Attila che vi renderà la vita ancor più difficile. Vi distruggerà casa. Non si vorrà vestire, ne’ vorrà dormire o qualsiasi altra cosa gli chiederete. Vi dirà sempre no. Urlerà. Lancerà le cose a terra. E chissà quanto altro! Come se, arrivato ai due anni, si accendesse l’interruttore del distruttore. Chissà perchè poi!

Ecco, lasciate perdere articoli sensazionalistici, volti solo ad ottenere likes o l’attenzione di giovani mamme inesperte e disorientate. Questa teoria non trova alcun riscontro nelle più recenti ricerche di settore. Tralasciate chiacchiere, consigli non richiesti e metodi infallibili.

I terribili due anni, the terrible two, non esistono!

Non esiste un’età in cui il vostro bimbo si trasforma nel vostro nemico! Vostro figlio sta semplicemente crescendo. Ed è la cosa più naturale del mondo. Tra i 18 mesi e i 2 o 3 anni (i tempi sono diversi per tutti, naturalmente) il vostro bambino inizia a capire che non è un pezzo unico con la madre. Inizia a percepirsi come una persona staccata e indipendente. Questa sua percezione però ha bisogno di essere concretizzata, sperimentata. Inzia a percepirsi come una persona indipendente. Tutto normale! È necessario che sia così. È necessario che questa fase della crescita sia rispettata ed accolta perchè il vostro bambino possa costruire una buona base per la propria autostima e crescita futura.

Dice no perchè ha bisogno di dimostrare che anche lui ha una volontà e una libertà di scelta. Ha bisogno di dimostrarlo agli altri ma anche a se stesso. Le sue scelte a volte vi sembreranno assurde e insensate semplicemente perchè sono dettate dalla sua creatività e da una logica che ormai noi non ricordiamo più perchè troppo presi da doveri, regole, giusto/sbagliato, si può fare/non si può fare.
Provate ad ascoltare con un po’ più di elasticità le sue richieste. Prova a mettere da parte preconcetti e aspettative. Provate ad essere empatici. Mettitevi nei suoi panni e vedrete che troverete meno difficoltà ad accogliere i suoi bisogni.

All’improvviso, mentre voi proveraete a mettergli le scarpe come ogni mattina, lui vi dirà “No, faccio io!” È l’inizio di un altro momento della sua crescita.
Purtroppo, però, la reazione più comune della maggior parte dei genitori è la negazione. “Basta! Non puoi farlo tu. È tardi, dobbiamo scappare. Faccio io !”
Spesso, quando i bambini iniziano a diventare indipendenti, alcuni genitori reagiscono con un atteggiamento di opposizione e di sfida.
“Tu non lo sai fare, faccio io!”
“Sei troppo piccolo, ci penso io”.
“Non si fa così, ti faccio vedere io.”
“Lascia fare a me, ti aiuto io.”
Se un genitore è oppositivo e antagonista nei confronti del figlio che muove i primi passi verso l’indipendenza, nel giro di un paio di mesi anche il bambino assumerà lo stesso atteggiamento. Sfida contro sfida. Oppure abbandonerà definitivamente l’iniziativa perdendo ogni velleità di indipendenza. 
È importante che i bambini diventino sempre più indipendenti, confidando sulle proprie forze. Fa parte del loro sviluppo. Definire un bambino ribelle è solo uno stratagemma di chi detiene il potere per poterlo mantenere subordinato a se’.

I bambini sono fondamentalmente buoni. Le loro necessità affettive sono importanti e noi genitori dobbiamo dare loro amore, rispetto e attenzione.
Le persone trattate con affetto durante la loro infanzia diventeranno adulti più pacifici e più amorevoli, più comprensivi, prima con loro stessi e poi con gli altri. Saranno adulti capaci di essere felici.

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