Come funziona la mente di un genitore?

 



Sai perchè è più facile vedere ciò che non va anzichè ciò che va? Perchè ci ricordiamo più le cose negative che quelle positive? Perchè nelle persone notiamo molto più facilmente ciò che non ci piace piuttosto ciò che ci piace? E’ come se avessimo una lente di ingrandimento sempre attivata sui nostri cari e su ciò che ci circonda focalizzando la nostra attenzione su ciò che secondo noi va migliorato o cambiato.

 

Capita a tutti noi. La buona notizia è che non è una questione di indole o di abitudini sbagliate. È neuro-biologia. In altra parole, è la nostra mente che funziona così. Come ho già spiegato nel mio ultimo libro “Tu sei emozione”, la mente umana è il frutto dell’esperienza dei nostri antenati, dell’intero genere umano. Alcuni meccanismi che si sono mostrati indispensabili per l’evoluzione e la conservazione della specie si sono tramandati fino a noi.

 

Il cervello è sottoposto in continuazione a migliaia di stimoli e se dessimo la stessa attenzione ad ognuno di essi, ammesso che sia possibile,  impazziremmo.  La nostra mente, quindi, seleziona solo quelli più importanti per la propria vita. Facciamo un esempio: immagina un ambiente impervio dove uno dei nostri antenati cerca di sopravvivere a belve feroci. Cosa attirerà più facilmente la sua attenzione: un fiorellino delicato e profumato o una tigre dai denti a sciabola?

 

Ecco spiegato perchè ci focalizziamo più facilmente su ciò che non ci piace o ci da fastidio anzichè su ciò che ci piace. Il nostro cervello, per sopravvivere, ha imparato a selezionare gli stimoli pericolosi e le situazioni negative per poterle risolvere e per poter aumentare la possibilità di rimanere in vita.

 

Questo schema mentale è stato allenato, potenziato e confermato per milioni di anni.

 

Vediamo come ci condiziona nella relazione con i nostri bambini: se tuo figlio è affettuoso e gentile, creativo e comunicativo ma ogni volta che mangia si sbrodola e si macchia i vestiti anche ora che è più grande questa cosa ti irrita e ti fa dimenticare tutto ciò che di bello c’è in lui, e magari è chiamato anche lo “sbrodolone”. Se tua figlia è intelligente, ama lo sport, altruista e leale con gli amici ma quando deve fare i compiti non vuole mai farli, è sempre una lotta, è molto probabile che diventerà quella “svogliata, che non vuole fare mai nulla, che ti fa perdere la pazienza, che non vuole impegnarsi” dimenticando tutte le cose belle di lei.

 

Se il tuo partner dimostra la sua presenza collaborando in tutto, stando sempre a disposizione, condividendo i pochi momenti liberi che ha dal lavoro unicamente con te e i vostri bambini ma non sa usare le parole per manifestarti i suoi sentimenti diventa "quello che non mi dice mai nulla di carino”.

 

Da un lato è la natura che ci spinge a focalizzarci sulle cose negative, dall'altro, però, più utilizziamo questo schema più diventa la modalità preferita con cui ci relazioniamo al mondo e alla nostra vita.  

 

Ecco che i nostri figli ci appaiono come quelli che non stanno mai fermi,  fanno i capricci in continuazione, non ascoltano, ci sfidano, sono oppositivi...

 

Siccome il nostro obiettivo di genitori è crescere delle persone felici ed armoniose dobbiamo spostare il nostro focus da ciò che non ci piace a ciò che ci piace.

 

Ricordate quando abbiamo parlato dell’effetto Pigmalione?

Come possono reagire i figli sentendosi criticati in continuazione? Nella mia esperienza non ho mai sentito dei figli ringraziare i genitori per le continue critiche con cui sono cresciuti. Più un figlio viene percepito inadeguato più si sente inadeguato e la relazione in famiglia diventa complessa e conflittuale.

 

Se si è convinti che una persona valga di più, inconsciamente si inizierà a trattarla in modo che tiri fuori tutte le sue potenzialità e qualità.

Allo stesso modo: se si è convinti che un bambino abbia meno potenziale si finirà col non aspettarsi molto da lui, con la conseguenza di inibirlo e bloccarlo.

Qualsiasi etichetta sui bambini (ma anche sugli adulti) come: "Sei uno scansafatiche, sei pigro, sei un pasticcione, hai un pessimo carattere" provoca un effetto devastante. Il bambino finirà davvero per diventare uno scansafatiche, pigro, pasticcione, con un pessimo carattere.

Perché?

Perché un bambino si fida e si affida ai suoi genitori e anche i suoi insegnanti se è piccolo. Quindi pensa: "se mamma (o papà, la maestra) che mi ama, mi conosce, è più grande e sa molte cose, pensa questo di me, allora è sicuramente così, io sono così."

E finirà col comportarsi in quel modo per non deludere le loro aspettative.

 

Si tratta di un tranello educativo. Un primo passo per modificare questa dinamica inefficace è essere  strettamente consapevoli di come funzioniamo. La conoscenza è fondamentale per diventare genitori efficaci.

 

I nostri figli, piccoli o adolescenti che siano, sono persone in crescita, in formazione. Le nostre aspettative nei loro confronti devono essere realistiche e in linea con l’età che hanno. Non ci dobbiamo aspettare che ragionino come noi, che facciano le cose come le faremmo noi. Cresceranno e impareranno insieme a noi e col nostro esempio.

 

Come dico sempre: per educare i nostri figli dobbiamo iniziare da noi stessi. 

🌼 Elena Formisano Pedagogista 🌼 


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