Emozioni che si nascondono dietro ad altre emozioni. La tristezza e la furia.
Molti genitori mi contattano perchè hanno difficoltà a gestire la loro rabbia e la rabbia dei loro bambini o dei loro partner e delle persone che più amano. Sulla gestione degli attacchi di rabbia dei genitori e dei bambini ho scritto nel mio ultimo libro “Tu sei emozione” e ne ho parlato molto nei miei podcast che trovate sulle maggiori piattaforme, tra cui Spotify.
Oggi voglio fare insieme a voi una riflessione in più.
Quando penso alla rabbia penso ad un vulcano. L’emozione della rabbia segue un'escalation nella sua manifestazione. Parte, cioè da un livello più basso, per salire sempre di più se non ascoltata o accolta.
La rabbia è una delle emozioni che più genera domande, che più mette a dura prova le persone. Molti si chiedono se sia giusto tirarla fuori o sia meglio reprimerla. Molti genitori insegnano a reprimerla, a ignorarla.
Reprimere non è mai la risposta giusta. A nulla. Reprimere significa prendere le emozioni che vogliono venir fuori per essere viste e ascoltate e schiacciarle verso il fondo di un baule per poi richiuderlo in fretta. E così tutte le altre volte. Per tutte le emozioni che non ci piacciono, che ci fanno stare male. Arriva poi il giorno in cui il baule non ha più spazio ed esplode perchè ciò che ha bisogno di venir fuori la strada per mostrarsi la trova, prima o poi.
Non dobbiamo avere paura di entrare in contatto con tutte le emozioni che proviamo. Le emozioni sono una parte di noi, arrivano per comunicarci qualcosa e poi vanno via. Basta restare li’ ad osservarle, senza giudicarle, e ascoltarle nel profondo. Accoglierle così come sono. Questo è ciò che dobbiamo insegnare anche ai nostri bambini.
Diamoci il permesso di privare rabbia, di provare emozioni. Attraversiamole, così come sono, fino in fondo e poi lasciamole andare via. Senza giudicarci. Senza giudicare.
Ci sono persone che restano ancorate alle loro emozioni per tutta la vita. Per esempio il desiderio di vendetta, il risentimento, la rivalsa. Tutte emozioni molto dolorose e che ci tengono attaccate a determinate persone o situazioni che invece dovremmo lasciar andare via per ritrovare la serenità.
Facciamo un approfondimento: non tutte le emozioni sono davvero quelle che si mostrano in apparenza. Molte emozioni si nascondono dietro ad altre.
Per esempio a tutti i bambini a cui è stato detto che la rabbia è sbagliata, che sono stati puniti per la loro rabbia, che non si sono sentiti accettati o amati se arrabbiati è arrivato il messaggio che rabbia non è bene accetta, che la rabbia non è degna di amore e che se si è arrabbiati allora si perde l'amore degli altri.
Se questo è stato il messaggio che ci è stato dato da bambini allora in noi si attiva una una strategia di sopravvivenza: impariamo che la rabbia deve essere nascosta dietro un’emozione che è più facilmente accettata, per esempio la tristezza. Questo è dimostrato dal fatto che molti di noi da bambini, anzichè arrabbiarsi si mettevano a piangere pur provando rabbia perchè l'esperienza ci aveva insegnato che il pianto è più accettato di una crisi di rabbia, è più ascoltato perchè quando piangevamo i nostri genitori si occupavano di noi. La tristezza era un sentimento accettato .
Al contrario a molti bambini maschi veniva detto che non dovevano piangere, dovevano essere forti perché maschi. In questo modo hanno imparato che la tristezza è sbagliata, perchè un maschio che piange non è ben accetto. Mentre un maschio arrabbiato si, perchè esprime la sua forza, la sua virilità. Ed ecco che molti maschi hanno imparato a trasformare la loro tristezza in rabbia, in furia.
Condivido con voi la bellissima storia di Jorge Bucay .
LA TRISTEZZA E LA FURIA di Jorge Bucay
“C'era una volta, uno stagno meraviglioso.
Era una laguna di acque cristalline e pure, in cui nuotavano pesci di tutti i colori possibili e dove tutte le tonalità del verde si riflettevano continuamente.
A quello stagno magico e trasparente si avvicinarono in buona compagnia la tristezza e la furia per fare il bagno.
Entrambe si tolsero gli abiti e nude entrarono nello stagno.
La furia frettolosa (com'è sempre la furia, velocissima) - senza sapere il perchè - si tuffò rapidamente e ancora più rapidamente uscì dall'acqua.
Ma la furia è cieca, o comunque non distingue chiaramente la realtà.
Così, nuda, frettolosa, uscendo dallo stagno si infilò i primi vestiti che trovò.
E successe che quei vestiti non erano i suoi, ma quelli della tristezza.
Ma lei non se ne accorse, e così, vestita da tristezza, la furia se ne andò.
Con grande calma, sempre disponibile a rimanere nel luogo in cui si trova a lungo, la tristezza si fece il bagno, e senza fretta (o meglio, senza nemmeno la consapevolezza del passare del tempo), con lenta pigrizia, riemerse dallo stagno.
Sulla riva si accorse che i suoi vestiti non c'erano più.
Come sappiamo tutti, se c'è qualcosa che non piace alla tristezza è mettersi a nudo, così indossò gli unici abiti che c'erano vicino allo stagno, gli abiti della furia.
Si narra che da allora ci capita sovente di incontrare la furia, cieca, crudele, terribile e iraconda, ma se ci prendiamo il tempo di osservarla bene, scopriamo che la furia che vediamo è soltanto una maschera, e dietro la maschera della furia, in realtà, si cela la tristezza.”
Questo racconto offre una metafora molto chiara e potente sul fatto che a volte la furia sia mascherata da tristezza e che la tristezza sia mascherata da furia.
La prossima volta, quindi, che ti senti arrabbiato o triste, la prossima volta che vedi le lacrime o la furia di un’altra persona, che sia tua madre, tuo figlio, il tuo partner, il tuo collega di lavoro, chiediti qual è l’emozione che c’è davvero dietro e in che modo tu potresti reagire per essere il più efficace possibile.
🌼 Elena Formisano Pedagogista 🌼
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