BASTA CON LA SEDIA DELLA RIFLESSIONE!!!
La sedia della riflessione è una forma di punizione.
Dire ad un bambino più piccolo di otto anni di sedersi a riflettere è totalmente inutile.
I bambini fino a sette, otto anni non hanno sviluppato completamente la capacità di elaborare razionalmente i concetti. Hanno bisogno di un adulto che li accompagni, che li aiuti a comprendere quanto accaduto. Se, in aggiunta, il bambino è lasciato solo o davanti alla classe o in un angolino è deleterio da un punto di vista psicologico e della dignità della persona.
E' un strumento di umiliazione vero e proprio dove il più forte vince sul più debole!
L’espressione sedia della riflessione potrebbe indurre a pensare che sia qualcosa di costruttivo, ma in realtà è una punizione.
Se il bambino non fosse lasciato solo ma accanto a lui ci fosse seduta anche l’insegnante a parlare con lui, per capire cosa è accaduto e per tirar fuori sentimenti ed emozioni ed indirizzarli nel modo giusto, potrebbe anche essere considerata uno strumento per decomprimere in quel momento la rabbia del bambino, per aiutarlo a ritrovare la calma. Ma sempre accompagnato e accolto. Mai giudicato e abbandonato.
L’andare a riflettere sta diventando una definizione molto diffusa e una tecnica utilizza in moltissime scuole e famiglie. In realtà è un errore pedagogico. Semplicemente si è sostituita la parola punizione con la parola riflessione.
Prendere un bambino di quattro anni e farlo sedere su una sedia a riflettere per cinque minuti è a tutti gli effetti una punizione. Il bambino a quattro anni non sa cosa significhi anche solo la parola riflessione. Sa che deve stare fermo, seduto da solo, in un angolo o davanti a tutti per cinque minuti. Senza considerare che non riesce neanche ad elaborare la percezione del tempo alla sua età. È una punizione. Cosa avrà imparato? Nulla, se non che riflettere è brutto e umiliante.
Un bambino che subisce la sedia dalla riflessione lo ricorderà per sempre. Se gli chiedi perchè l’ha subita non se lo ricorderà neppure. Ma se gli chiedi come si è sentito ti dirà che ha provato disagio, vergogna e umiliazione. Oppure non vorrà parlarne affatto. Piangerà.
Con la sedia della riflessione il bambino è isolato, umiliato e additato come monello o sbagliato, anche se non direttamente. È necessario inoltre, andare oltre la singola azione del bambino. Molto spesso alcuni comportamenti celano motivazioni più profonde. Per esempio: alcuni bambini quando si arrabbiano manifestano i loro disagi attraverso comportamenti provocatori o sfidanti. Altri bambini portano dentro la sofferenza di sentirsi poco capiti e ascoltati. Magari agiscono nell’unico modo in cui sanno che riceveranno attenzioni, anche se sono attenzioni negative, come sgridate o punizioni.
La strada migliore è condividere col bambino e collaborare, piuttosto che costringere.
Come vi sentireste voi, se per un errore vi mettessero a riflettere su una sedia davanti ai vostri colleghi? Pensereste sicuramente che è una scelta tremendamente umiliante e orribile. Sicurmanete non sarebbe applicabile in nessun ufficio o azienda. Eppure per i bambini è considerata educativa.
Perchè umiliare e ferire emotivamente i bambini dovrebbe essere educativo? Lo fareste con vostro marito o vostra moglie? Con vostra madre o vostro padre? Perchè con vostro figlio si?
Secondo alcuni questa tecnica servirebbe a far recuperare la calma. In realtà il bambino posto in isolmento forzato (“vai in camera tua!” per esempio) o sulla sedia della riflessione accresce la propria rabbia e il proprio sentimento di frustrazione perchè si sente non capito, non ascoltato, rifiutato. Con questo stato d’animo non recupererà la calma e non riuscirà a riflettere su quanto è accaduto. Può accadere che in quel momento si sforzi di contenersi per uscire da quella situazione umiliante, dando così l’impressione di aver capito. È molto probabile, invece, che il bambino non abbia riflettuto su ciò che ha fatto, ma su quanto è stato cattivo il genitore o la maestra.
Costringere un bambino a stare seduto da solo significa comunicare al bambino, anche se non volontariamente, il messaggio che non vogliamo stare con lui quando si comporta male. Non possiamo usare strumenti educativi che facciano percepire ai nostri figli che li amiamo solo quando fanno i bravi.
La risposta non è mai l’isolamento o la costrizione. La risposta è la connessione, la comunicazione e l’ascolto.
Basta con professionisti impreparati e disinformati!
La pedagogia negli ultimi anni è cambiata! Si è sviluppata! I danni della vecchia pedagogia sono dimostrati! Aggiornatevi. Leggete. Informatevi!
Abbiate rispetto per i bambini!
Una buona alternativa sarebbe sedersi con il bambino in disparte, magari in un’altra stanza se possibile. Aspettare che si calmi, se necessario, e parlare. Chiedergli perchè ha agito in quel modo. Cosa prova. Dirgli che comprendete. Fornitegli delle alternative, delle altre strade percorribili. Non è impossibile. È necessario investire più tempo con i nostri figli.
È possibile anche nelle scuole. Anche nelle classi numerose. Conosco tante meravigliose insegnanti che lo fanno. È faticoso, richiede tempo e impegno, ma non è impossibile.
È possibile scegliere di educare senza umiliare!