SE NON LA SMETTI TI RIPORTO SUBITO A CASA!



MINACCE URLA PIANTO
TRATTO DAL MIO EBOOK "CON TUTTO L'AMORE CHE HO"

BASTA MINACCIARE I BAMBINI!

"Se non fai il bravo Babbo Natale non ti porta i regali"
"Se non ti vesti subito non ti faccio più uscire"
"Se non la smetti di piangere ti riporto a casa"
"Se non ubbidisci subito la festa di compleanno te la puoi scordare"

Smettetela di minacciare i bambini!


Molto spesso si confonde un approccio educativo dolce, cioè rispettoso ed empatico con il permissivismo e il lassismo. Ma è un errore.
Il rispetto nei confronti del genitore deve venire naturale, deve essere uno stile di vita e non nascere dalla paura ottenuta con minacce e urla, punizioni o premi. 
Molti genitori pensano che la risposta ad un’azione ritenuta sbagliata debba necessariamente essere la soppressione di quell'azione. Meglio raddrizzare subito un tale comportamento, senza porsi il problema di andare più a fondo e cercare di capire le ragioni che hanno spinto il bambino a comportarsi così. 
Ma il rispetto dovuto non esiste. Esiste un rapporto genitore/figlio che va impostato fin da subito sul rispetto e sull’ascolto reciproci!
Molto spesso i bambini considerati maleducati (bisognerebbe poi capire che cosa si intende con questo termine) sono bambini non educati alle emozioni e al rispetto. Se zittisco mio figlio solo perchè “lo dico io” imparerà anche lui a fare lo stesso con me. Perchè in questo modo gli sto insegnando che il rispetto si ottiene con la forza e i modi bruschi e non con la comunicazione.
Minacciare, urlare e mettere in punizione significa risolvere i conflitti basandosi sulla strategia della paura. Significa che l’adulto coinvolto sa gestire la propria rabbia solo attraverso l’uso della forza. 

Molto spesso il genitore urla, minaccia, punisce, picchia non tanto per la gravità dell’azione compiuta dal figlio ma per sfogare la sua frustrazione di non sentirsi ascoltato, ubbidito. 

Ma poi siete sicuri che la vostra volontà sia più importante di quella di vostro figlio? La maggior parte delle volte capita che voi diciate no ai vostri figli per istinto, per abitudine, per un’educazione restrittiva che vi portate dietro da piccoli. Sono tutti i no che hanno detto a voi. In realtà la maggior parte di essi è superflua. “Non salire coi piedi sul divano. Non saltare sul letto. Non giocare coi miei libri. Non giocare con l’acqua perchè ti bagni. Non correre perchè sudi. Non saltare perchè ti fai male.” Sono solo piccoli esempi. Tutte limitazioni della libertà. Inutili. Servono solo ad innescare un senso di frustrazione nel bambino. Stiamo accanto ai nostri figli e accompagnamoli nelle loro scoperte e sperimentazioni. Restiamo a vigilare che non si mettano in pericolo senza dire “fermo perchè ti fai male, smettila perchè cadi, fermo perchè sudi, fai il bravo sennò ti tolgo i giochi, attento!” Restrizioni. Solo restrizioni.

Come vi sentireste se qualcuno dicesse a voi queste cose ogni volta che volete fare qualcosa? Come reagireste? Lo stesso è per i bambini. Lasciamoli liberi e vigiliamo con discrezione.
Sostituiamo i no, i divieti con delle alternative positive. Anzichè dire “non correre con la matita in bocca perchè se cadi ti fai male”, diciamo invece “mi dai la matita? Io ti do la palla. Corri fin lì con la palla e poi me la lanci.”  In questo modo il bambino non si sentirà mortificato o costretto e ti vedrà come un alleato e non un nemico cattivo.

“Sei lentissimo. Se non ti metti subito le scarpe non ti porto più al parco!” È una comunicazione basata sulla minaccia. Il genitore usa un premio/punizione per ottenere ciò che vuole. È certamente più semplice minacciare piuttosto che fermarsi a comunicare e aiutare il bambino a stare nel conflitto per capire le ragioni, empatizzando con lui e con le sue emozioni. Rispettando il suo diritto ad opporsi senza aver paura del genitore o delle conseguenze.
Spesso genitori e figli fanno muro contro muro. Questo non fa altro che aumentare la rabbia e la frustrazione. Compito dell’adulto è fermare l’escalation della rabbia. Possiamo parlare di come ci sentiamo, di quale effetto ha il suo comportamento su di noi. La cosa più importante è far capire al bambino che comprendiamo come si sente e lo rispettiamo. “So come ti senti. Mi dispiace sapere che sei triste. Lo capisco. Ora però è arrivato il momento di andare via.” Anzichè dire “basta con i capricci! È ora di andare via. Se continui così la prossima volta non ti porto più al parco.”

Il bambino imparerà che non c’è nulla di male nell’essere arrabbiato e che si può rimanere in contatto con le proprie emozioni, compresa la rabbia, imparando a gestirle senza reprimerle. In questo modo fa esperienza di un genitore che, seppur arrabbiato, riesce a mantenere la calma e a comunicare con rispetto.

Le punizioni, i premi, le minacce sono strumenti di manipolazione della volontà del bambino. Sono strumenti educativi in cui al centro c’è il genitore o l’educatore, solo la sua volontà. Non c’è dialogo. Non c’è rispetto. Non c’è empatia. Poi ci si aspetta che il bambino diventi un adulto rispettoso, libero, capace di provare rispetto. Aperto al dialogo e alla comunicazione. Eppure queste cose non gliele  abbiamo mai insegnate da piccolo!

La strada da seguire è quella della comunicazione, dell’empatia e del rispetto. Richiede tempo, impegno e autocontrollo. Ma è l’unica via percorribile. Rispettiamo se vogliamo essere rispettati. Ascoltiamo se vogliamo essere ascoltati. Amiamo se vogliamo essere amati. I nostri figli imparano da noi!

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