TESTARDO, MONELLO, FURBO, PIGRO...I DANNI DELLE ETICHETTE!


non etichettiamo i bambini

Un bambino di 2 anni va dal suo amichetto e, dopo averlo spinto e buttato per terra, gli prende il camion con cui stava giocando. Il rimprovero dell’adulto di turno arriva immediato: “Non si fa così. Sei monello!”. 

Vorreste mettere la camicia nuova che le ha regalato la nonna alla vostra frugoletta di 3 anni che si dimena e si rifiuta: “Sei proprio testarda!”. 

Queste situazioni sono ben troppo famigliari. Il problema quando etichettiamo negativamente i nostri bambini, non facciamo altro che incoraggiarli nel loro comportamento sbagliato (Se sono cattivo, allora posso comportarmi da tale). Forse al bambino che ruba il camion al suo amichetto, mancano le parole per esprimere l’intero concetto: “Oh che bel camion! Come mi piacerebbe giocarci un pochino! Me lo presti per favore?!”. E forse la bimba proprio non sopporta quella bella camicietta a fiori rossi e blu, perchè ha già sviluppato un proprio senso del gusto. 

Etichettare un bambino non è soltanto riduttivo, ma può suscitare dei dubbi, arrivando per paradosso a creare un problema che non c’era. I genitori svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo cerebrale ed emotivo del bambino e solo fornendo stimoli corretti il cervello del bambino sarà plastico e in grado di controllare autonomamente impulsi ed emozioni. Etichettarlo significa creare connessioni cerebrali sbagliate, alterando gli schemi mentali, comportamentali ed emotivi. Le etichette possono fare danni permanenti, influenzando i figli a vita sulla percezione che hanno di loro stessi. 


Le etichette negative sono quelle etichette che descrivono una parte negativa del comportamento del bambino. I bambini etichettati negativamente crescono nella convinzione di essere come gli altri li definiscono.


Se etichettate un bambino come “pesante” o “cattivo” finirà con il convincersi di essere tale perché se lo dice un adulto deve essere vero. In questo modo si alimenta la condotta negativa del bambino che si comporterà come pesante e cattivo perché convinto di esserlo.

Le etichette positive sono quelle etichette che tendono ad esaltare la parte positiva del bambino. Ci sono genitori che per paura di arrecare danno all’autostima dei figli li etichettano positivamente. Anche per stimolarli verso sé stessi. Etichettare positivamente può rivelarsi controproducente soprattutto quando si tratta di etichette esagerate e poco reali.


Ad esempio quando un genitore dice “sei il più intelligente” possono accadere due cose. Una è che il bambino non si fida delle parole del genitore perché sa che non rispecchiano la realtà. Oppure, crede alle parole della mamma o del papà e rimarrà deluso quando realizzerà la verità.
E allora che fare? 
Smettiamo di esprimere giudizi sulle persone, compresi i nostri figli. Ogni volta che esprimiamo un giudizio facciamo attenzione a rivolgerci all'azione e non alla persona che l'ha compiuta. 
I genitori devono trovare la forma adeguata per comunicare con i figli per non etichettarli in modo sbagliato. Ad esempio invece di dire: “Sei cattivo perché picchi tuo fratello”, bisognerebbe guidare il piccolo verso il comportamento corretto: “Smetti di picchiare tuo fratello perché gli stai facendo male”.
Inoltre i genitori devono lavorare ogni giorno per convincere i piccoli che vedono solo il meglio di loro, e che i comportamenti negativi sono solo qualcosa che si può migliorare. Fondamentale è essere positivi e vedere i lati buoni delle cose. Ad esempio se il piccolo è stato spaventato da un incubo invece di chiamarlo “fifone” ponete attenzione e importanza alle sue emozioni, fategli capire che il peggio è passato e può tentare di dormire di nuovo.
I bambini hanno bisogno di ascoltare cose positive su di loro ogni giorno (etichette positive coerenti con il carattere e la personalità del piccolo). In questo modo potrete aiutarli a costruire la propria personalità.
Imparariamo a incentivare il cambiamento e a sperimentare insieme ai bambini nuovi modi di essere.

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