LETTERA DI UN BAMBINO "MONELLO"



LETTERA DI UN BAMBINO MONELLO
Tratta dal mio libro IO ACCANTO A TE che trovate su AMAZON ❤
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“Ciao, mi chiamo Alessandro e ho 7 anni.
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Oggi sono andato al parco con la nonna ma non mi sento felice come le altre volte. Abbiamo incontrato Maria, un’amica della nonna. Non avevo mai visto Maria. Era la prima volta che ci incotravamo. Maria mi ha detto: -Ciao, mi hanno detto che sei un vero monellino tu!-
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Stop. Non mi ha detto altro. Mi sorrideva quando me lo ha detto. Quindi non era arrabbiata. Eppure mi stava dicendo una cosa brutta. Anche io le ho sorriso. Ma la verità è che in quel momento avrei voluto piangere. Avrei voluto andar via. Ma la nonna sorrideva. Maria sorrideva. E allora ho pensato che avrei dovuto sorridere anche io, per non essere scortese. E così ho finto. Ho ricacciato dentro la mia tristezza e ho fatto finta di sorridere. Poi Maria è andata via e così mi sono sentito libero. Ho iniziato a piangere.
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Pensavo: faccio tante cose belle, oggi ho anche la mia maglietta preferita, a scuola le mie insegnanti sono così contente di me, ho tanti amici, in palestra il mio istruttore di judo mi dice sempre che ho fatto un ottimo lavoro e si complimenta sempre con la mia mamma, mi piace leggere, conosco tante cose che neanche i miei genitori conoscono perchè sono curioso, so fare cose che neanche i miei genitori sanno fare perchè non mi fermo davanti a nulla, sperimento, imparo, sbaglio, mi rialzo e riprovo, fino a quando non ho imparato, sono molto creativo e invento tante cose, aiuto i miei quando ho voglia e amo tantissimo la mia famiglia, sono gentile con tutte le persone che incontro, grandi e piccoli. Ma Maria mi ha detto: -Mi hanno detto che sei un vero monellino!- Possibile che la mia nonna abbia saputo dire solo questo di me alla sua amica? Possibile che tutte le cose belle di me siano scomparse all’improvviso?
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La nonna mi ha spiegato che era solo una battuta: Maria voleva solo essere simpatica. Io questo non riesco proprio a capirlo. Mi ha detto una cosa brutta perchè voleva essere simpatica. Mah, forse dovrò crescere ancora un po’ per capirlo. Forse alla mia età non è ancora possibile per me riuscire a capire fino in fondo l’ironia degli adulti. In realtà questa ironia neanche mi piace poi tanto! Dire una cosa brutta a qualcuno per essere simpatico! Mah....
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La nonna ha anche detto alla mia mamma che sono troppo sensibile. Io invece continuo a pensare che non si può usare una parola brutta per essere simpatico e aspettarsi che l’altra persona non ci resti male. E poi a me piace essere sensibile. Le emozioni non sono una cosa brutta . La mia mamma mi ha insegnato che non c’è nulla di male a voler piangere quando si è tristi o arrabbiati, così come non c’è nulla di male a sorridere quando si è felici. Non esistono emozioni giuste o sbagliate.
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Sì, è vero, a volte è difficile comunicare con me, voglio decidere ogni cosa autonomamente, sono sempre convintissimo delle cose che faccio, non amo fare accordi e accettare mediazioni. E’ sempre una gran fatica per i miei genitori. La mia mamma e il mio papà sanno che è tutto normale, che è giusto sia così, in fondo anche io ho la mia libertà e la mia volontà. La cosa importante è trovare un accordo tutti insieme. Anche se a volte è proprio faticoso.
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Vorrei spiegarlo a Maria e alla mia nonna, ma a volte è difficile farsi ascoltare, soprattutto se si hanno 7 anni. Sono sicuro che lo farà la mia mamma per me, anche se qualche volta pure per lei è difficile essere ascoltata. So bene, però, che anche comunicare nel modo giusto non è una cosa facile. Bisognerebbe sempre ricordarsi che nessuno può dire ad un’altra persona che cosa è, neanche ai bambini.”
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Brutto, cattivo, monello, capriccioso, biricchino, bello, bravo, timido, scontroso, sensibile, pigro, aggressivo... sono tutti giudizi sulla persona che pesano enormemente sull’autostima e sulla costruzione della personalità. Impariamo ad esprimere un giudizio sulle azioni e non sulle persone. Questo accade quotidianamente, centinaia di volte al giorno, soprattutto con i bambini. Molto spesso i bambini vengono addirittura etichiettati come buoni o cattivi in base ai loro vari comportamenti. Ma il comportamento, generato da una situazione contingente e passeggera, non rappresenta l’intera persona.
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La società ci cattura con il suo ritmo vertiginoso e ci impedisce di fermarci a riflettere su quello che facciamo e diciamo ai nostri figli. Quante volte abbiamo detto o sentito la seguente frase o una simile? «Andrea! Cattivo! Non si picchia tua sorella». Vi suona familiare? A me sì. L’ho sentita un’infinità di volte. Etichettare qualcuno è molto facile.
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Sicuramente va spiegato che alcuni comportamenti sono da evitare, ma da qui a definire “cattivo” un bambino (o una persona) c’è una grande differenza. Uno degli aspetti più rilevanti per prendere coscienza di ciò è distinguere fra l’azione in sé, il comportamento del bambino e il bambino stesso.
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Se confondiamo sempre i comportamenti e le azioni dei nostri figli con loro stessi indeboliremo, a poco a poco e senza rendercene conto, la loro autostima. E lentamente di adegueranno alle nostre aspettative ed etichette comportandosi così come li definiamo (puoi leggere anche il mio post sull'effetto Pigmalione).
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Non è la stessa cosa dire “sei distratto” (come variabile della personalità) e dire “ti sei distratto” (comportamento).
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⛔Quando dici a tuo figlio “Tu sei…” stai dando un giudizio di valore sulla sua persona. Gli stai attribuendo una caratteristica relativa al suo modo di essere, gli stai dicendo “Tu sei così”.
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In pratica, gli stai comunicando le tue aspettative riguardo al suo modo di essere, ma devi sapere che il potere delle aspettative è enorme!
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☝️Le etichette, soprattutto se negative, restano fastidiosamente appiccicate ai bambini e si trasformano spesso in profezie che si autoavverano.
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Che cosa succede poi? Se se lo sente ripetere in continuazione, un bambino si sentirà davvero stupido, capriccioso o timido e inizierà a comportarsi di conseguenza, confermando le tue aspettative.
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Quando etichetti negativamente tuo figlio, non fai altro che incoraggiarlo nel suo comportamento sbagliato.
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⭕Etichettare significa congelare il bambino in un ruolo, senza fargli capire che in realtà ha la possibilità di crescere e cambiare, togliendogli fiducia nelle sue capacità. In pratica, lo induci a diventare proprio come lo hai etichettato, che sia pigro, capriccioso, lento, timido…
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Questo avviene soprattutto quando abusi delle parole sempre e mai:
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“Non mi ascolti mai!” “Non combini mai niente di buono!” “Sei sempre in ritardo!”
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“Rompi sempre tutto!”
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Quando ti rivolgi a tuo figlio in questo modo è come se gli dicessi:
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“SEI FATTO COSÌ, NON PUOI CAMBIARE O MIGLIORARE”.
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⁉️È questo il messaggio che vuoi dargli?
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🌼Elena Formisano Pedagogista🌼
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